64 s’ imputa un delitto, può esser reo, e può non esserlo. Da un’ accusa, da un processo piantato su di essa, da un giudizio a cui 1’ una e 1’ altro serviranno di base, dipenderà il suo destino. Riconosciuto reo, deve soffrire la meritata pena ; dichiarato innocente, godere della protezione delle leggi e dei tribunali. Da tali principii d’eterna, incontrastabile verità si deduce che l’accusato resta cittadino fino al punto che lo si giudica. Se così è, egli sarà in diritto ancora di esigere la nostra amicizia e tutti quei mutui sociali riguardi, a cui ponno pretendere gli altri individui componenti la medesima società. Leviamo dunque d’intorno ai miseri accusati la veste d’ infamia. Gli è crudele il voler 'fare un sopracarico alla loro miseria ». Loda l’abolizione della tortura, e parlando delle carceri, così si esprime: « La prigionia non può nè deve essere una pena, ma una precauzione necessaria per cautelarsi, fino all’ espedizione del processo, della persona che ne forma il soggetto. L’ universale attuai forma della sua costruzione la fa diventare una vera pena. Ne risultano perciò da questo due gravissimi mali, lesión di giustizia in chi soffre e danni alla società. O 1’ uomo è reo o innocente, o obbligato per debiti civili. Se è reo, il suo Castigo dev’ essere in ragione della colpa. Se dunque sarà stato ritenuto in una dura carcere precedentemente alla emanazione della sentenza, egli avrà la pena proporzionata al delitto, più i mali sofferti prima del giudizio. Questo incremento offende la giustizia. Se è innocente, è ingiusto qualunque grado di pena. Se è obbligato per debiti civili, il suo creditore esercita su lui il diritto di tormentarlo, che non ha nè può avere ». « Nè minore, egli dice, è il danno della società, cui vengono sottratti individui utili pel loro lavoro, per re-