100 che loro famiglie. Non si dee credere certamente che gli antichi nostri maggiori, i quali meritarono certamente tanta stima, quanta ne meritiamo noi altri, fossero dimentichi del grado loro e del decoro delle loro famiglie, e se ne discostino anche al dì d’ oggi tutte quelle nazioni, li di cui nobili esercitano la mercatura. Molti principi in varii modi e in diversi tempi hanno cercato di togliere da’ loro sudditi quest’inganno, ed alcuni 1’ hanno anche pienamente ottenuto. In Inghilterra, dove sino al secolo XY appena si conosceva il commercio, i nobili si sono disingannati a segno che si è veduto un lord Oxford a governare un regno, in tempo che aveva un fratello semplice fattor di commercio in Aleppo ; e si sono veduti persino i principi del sangue interessati per ordine regio nella pesca delle aringhe. Iu Francia sino dal 1669 con regio editto si decretò il commercio marittimo compatibile con la nobiltà, e nel 1701 Luigi XIV spiegò lo stesso intorno al commercio terrestre all’ ingrosso, dichiarando nobili della città gli istitutori di nuove fabbriche, e rilasciando lettere patenti di nobiltà a molti principali de’ negozianti. Lo stesso fece rispetto a’ suoi sudditi Clemente X con la sua Bolla 15 marzo 1661. II re Ferdinando IV di Spagna progettò l’istituzione della compagnia di Siviglia coll’ interessarsi egli stesso prima d’ ogni altro, e col dichiarare che senza offesa del loro carattere potranno entrarvi e principi e nobili ed ecclesiastici. In Olanda quegli stessi che hanno le redini del Governo, sono i principali tra i negozianti, e le ricchezze delle più illustri famiglie sono i frutti e il sostegno insieme del più esteso commercio. Ma a che cercar massime