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forma disposto, ornavano i capegli acconciati secondo la moda d’allora; grande sfoggio vedovasi di monili, di orecchini e d’altri preziosi ornamenti. Le nobili forestiere, ritenuta la prescritta foggia del guardinfante, vestivano del resto d’ ogni sorta di stoffa colorata a piacere. Al suono di eletta orchestra cominciavano le danze, le quali erano allora l’amabile, il minuetto, la contraddanza, non convenendo altra soi’ta di balli al decoro di una festa dello Stato, e alla qualità del vestito. Rinnovavasi per tre sere il festino con egual pompa e profusione, onde reputavasi il doge vi spendesse fino a trentamila ducati.
    All’ elezione dei procuratori, del gran cancelliere, del patriarca facevasi l’ingresso, ossia il loro passaggio per la Merceria per recarsi a ringraziare della nuova dignità il doge e il Maggior Consiglio. Erano allora addobbate tutte le finestre di tappeti ed arazzi, era una gara nell’ ornare le botteghe, disponendo in vaga mostra quanto esse contenevano di più bello e di più prezioso. La simmetria, l’ingegno della disposizione, la varietà del disegno, il buon gusto nella scelta mostravano quanto fosse questo per così dire ingenito nei Veneziani, e quanto tali non infrequenti esposizioni contribuissero a raffermarlo. E qui vódevansi sontuosi edilìzi, e là giardini con alberi e piante formati di droghe e legni aromatici, e caccio, e fontane che col continuo scorrere di finissime catenelle d’argento, somigliavano l’acqua al naturale, e mille e mille altre vedute di natura, di arti, di bizzarra 'invenzione. Alla sera era splendida l’illuminazione, e distribuivansi pane e vino ai traghetti, mentre i mercanti erano regalati il dì dopo, in segno di aggradimento, di alcuni pani di zucchero raffinato (1).
    (1) Lamberti: Gli ultimi cinquant’ anni della Repubblica, mss.