92 cui par clie la piazza veneta abbia approfittato durante 1’ opportunità della guerra, osservarono che sebbene il numero de’ nostri legni si accrebbe, essi però furono nella massima parte impiegati al servizio e al comodo delle altre nazioni, e non nell’ esercizio del nostro commercio : che le pubbliche dogane o non sentirono alcun vantaggio, o egli fu di una minima rilevanza, e che i nostri mercanti non aumentarono certamente, per quanto si sappia, le lor facoltà, nè accrebbero di numero, ma anzi si sono diminuiti. Da queste osservazioni inferiscono adunque, che la piazza non ritrasse quell’ utile che si crede, e che tutto finalmente si ridusse al particolare profitto di un qualche marinaro, o di un qualche capitano, che co’ suoi arbitrii e con la sua indisciplina promosse dei danni reali ai loro capitalisti e parcenevoli (1) e degl’ imbarazzi moltissimi al principato. Senza decidere però di queste differenti opinioni, e senza bilanciare o gli utili, o i danni che ne può aver ritratto la piazza, quello di che ogni ragion persuade si è, che terminata in ora la guerra, abbiano a vedersi quelle industriose ed attente nazioni impiegate con ogni sforzo a ripigliare nell’ Oceano, nel Mediterraneo e nell’ Adriatico ancora, la loro interrotta mercantile navigazione che forse otterrà nuovamente di essere preferita alla nostra Marina, meno sobria, meno istrutta, mal sostenuta e peggio disciplinata, con grave pericolo di vedere, com’è accaduto dopo l’altra guerra tra la Russia e la Porta, a marcire ne’ nostri porti que’ bastimenti che prima, per quanto l’hanno permesso le circostanze d’allora, erano tutt’ impiegati. Questo a buona ragione non saria forse per succede- (1) Interessati in un bastimento. *