72 sero vólto il loro ingegno ad illuminare i governanti sui bisogni del tempo e della nazione, e sui loro veri interessi, che sono quelli appunto del bene dei governati, piuttosto che parlare direttamente a questi, e con lo sfoggio di una esagerata sensibilità in prò de’ loro simili, col-1’ uso di melate parole, di vive pitture, di scene toccanti abbagliare la ragione, eccitare le masse, meno assuefatte all’ educazione e all’ uso del raziocinio, promovendo sotto il manto del pubblico bene passioni torbide, facinorose, totalmente a quello contrarie. Tutt’ i sovrani ed i governi colti d’Europa aver lasciato libero campo ai sudditi di prodursi sopra qualunque oggetto che abbia per iscopo la comune utilità, ma 1’ uomo non ha il diritto di separarsi da quella dipendenza, e ragionando come filosofo non può scomporre la società e pervertirla. E mentre esclama : « felice quello Stato ove il sovrano allontana la caligine e vi sostituisce la luce e la verità» (pag. 18), condanna quel servirsi che allor faceasi dei vocaboli di libertà, di giogo infranto, di diritti rispettivi fra la società ed il sovrano, per abbattere le leggi con nuovi codici utopistici, e agitare le popolazioni con pericolose letture. Voleva in somma che le riforme scendessero dal-1’ alto al basso, anziché dal basso si alzassero a sconvol » gere tutto il sistema esistente, e lamentava che in un secolo in cui più che in ogni altro addietro si era diffusa la lettura, questa si facesse con disordine, « e senza giusto peso di quella proporzione relativa alla natura dei princi’pii ed a quel metodo che stesse in una giusta corrispondenza colle idee, colle cognizioni, coll’ esperienza dell’ individuo, affinchè fossero a questo di vera utilità ». Quale dovesse essere veramente l’ottimo uomo di governo o ministro di Stato, sponeva Nicolò Donà nel suo libro intitolato appunto 1’ Uomo di governo, stampato