137 qualche buona disposizioue; il celebre Emo rialzava alquanto la condizione dell’ armata ; dopo l’incendio della polveriera a Corfù nel 1789 si riattarono le fortezze in quell’ isola (1), furon fatti lavori per l’approvvigionamento dell’ acqua, impiegati nei lavori pubblici i malviventi, formandone due corpi sotto il nome di travagliatori. Era la solita pecca del Governo veneto : con molta buona volontà e desiderio del meglio notavasi grande trascuranza e fiacchezza nell’ eseguire. Primeggiava tra le isole Corfù per posizione, per fertilità del suolo, per maggior civiltà di costumi, propendente fors’ anco troppo ad uno smodato lusso. Ma quanto più favorevoli erano le sue condizioni di suolo e di clima, tanto maggiore mostravasi negli abitanti 1’ inerzia nel profittarne. Il contado mancava altresì di proporzionata popolazione e d’indigeni animali da soma e da lavoro, che conveniva ritirare a grosso prezzo dalla confinante Terraferma ; la necessità di trasportare dall’ estremità dell’ isola alla città 1’ olio, il vino e perfino le legna da fuoco col mezzo de’ cavalli che abbisognano sempre della scorta d’un uomo, aggiunge vasi a distrarre gran parte de’ coloni dal lavoro dell’ agricoltura, a distruggere gli animali, a fomentare l’infingardaggine. Deploravasi quindi la mancanza delle strade, specialmente comunali carreggiabili e atte ai trasporti, alla quale ponendo mente il proveditor generale Angelo Memmo, aveane fatto costruire cinque dalla città alle prossime ville, col sussidio di una piccola tansa imposta sopra ogni cavallo carico che s’introduceva in Corfù, di qualche volontaria contri- (1) Informazione dell’ ingegnere colonnello Antonio Moser de Filseck e disegni relativi, Ibid. Vol, IX. 18