376 gire con efficacia di mezzi per conseguire questo desiderio. Ad un tale ragionamento può condurre non solo una lunga serie di fatti e presenti e passati, ma i varii discorsi che io stesso intesi dai principali dell’ armata francese in varie occasioni, e quel che più importa, e più d’ una volta, e uniformemente dal generai Bonaparte e dal Saliceti, come in circostanza sta scritto ne’ miei dispacci riverenti. Nè è da credersi che tali due persone siano di poca significazione a Parigi, considerando il modo con il quale hanno proceduto le cose d’Italia e procedono tuttavia, al che 1’ eccellentissimo Senato può aggiungere il cenno da me fatto nell’ ultimo numero a proposito del linguaggio che tiene scrivendo il generai Bonaparte a co-desto ministro di Francia. Che se i dominii in Italia dovessero essere abbandonati per essa, e per le visto della Francia giovasse 1’ ingrandimento della Repubblica di Venezia, questa, col rifiutarsi a tali viste ed insieme ad un ingrandimento, potrebbe indurre il Governo di Francia, o chi lo rappresenta in Italia con esteso potere, a voler trarre altri vantaggi abusando della propria forza, o col fare che si mantenesse un’ armata, chi sa per quanto tempo, o con delle prestanze forse a quest’ ora domandate. Queste circostanze sembrano consigliare di trarre vantaggio dalla presente condizione delle cose, e ciò tanto più, quanto che fu sempre una sciagura per 1’ Italia e particolarmente per la Repubblica di Venezia, che potenti sovrani fuori di essa vi avessero dominii, i quali per così dire ad ogni girar di lustro vi attrassero la guerra, come è accaduto in questo secolo, per ben quattro volte ; che se dalla terza alla quai’ta vi corsero molti anni, ciò nacque per la unione fra la Francia e 1’ Austria, la quale appena cessata, s’ ebbe, come le altre volte, in casa la guerra. Conoscendo quanto 1’ eccellentissimo Senato sia lontano per i