XXI. Il Saluto. Fate un po’sonare la borsa, e vedrete clie tutti si leveranno e cappelli e berrette. Il saluto non è faccenda o negozio di quella leggiera importanza, che alcuni malamente si avvisano. Certo per le persone sbadate e fatte a caso mie pari, il saluto, non è che una voce, un cenno di riconoscimento e d’onore, una levata di berretta o cappello: una di quelle innocenti operazioni in fine, che si fanno quasi per moto involontario, per impulso di natura, in tutte le condizioni o qualità della vita, siccom’ è dello sbadiglio, dello starnuto e simili. Il vedere un noto sembiante e correre con la mano al cappello o con la voce salutevole al labbro, sono operazioni del cervello e della persona fra loro sì collegate, che talora m’accade di mettermi la mano alla fronte anche quando il cappello è nell’armadio. Tutte le persone non sono però dotate di eguale mobilità e speditezza di membra: ne conosco per lo contrario moltissime, cui 1’ alzare ed abbassale del gombito, il mandar fuori del labbro un suou di saluto costano tanta pena e fa- fi»