110 sua vita oziosamente nell’ anticamera del re tra i ministri del medesimo. Rispetto poi alla differenza dei tempi, in cui si trovavano i nostri maggiori, dirò che que’ tempi erano, è vero, differenti dai nostri, ma incontravano anch’ essi delle massime difficoltà nell’ intraprendere e nell’ eseguire il loro commercio. E noi all’ incontro di essi abbiamo, è vero, de’ discapiti, ma abbiamo anche degli avvantaggi. Essi dovean comperare dall’ Estero li formenti e quasi tutti li grani, dovean far acquisto di ogli, di sete, e di tant’ altre cose, delle quali ora il nostro Stato è sufficientemente provvisto ; onde i loro profitti erano per la maggior parte frutti dell’ industria, non doni della natura. Noi all’ incontro abbondiamo di ciò che deriva dalla natura, ma ci manca lo spirito d’industria e la volontà di affaticarci, e li necessarii incoraggiamenti. Riguardo poi alle circostanze dei tempi, pur troppo è vero, che i principi che ci circondano, procurano coi mezzi più efficaci di animar 1’ industria de’ loro sudditi, e di aumentare il loro commercio attivo con le forestiere provincie, e di cogliere tutti quei profitti, che figli del-1’ attività f delle speculazioni, più industrie sogliono far nascere alla giornata ; ma se gli altri vi donan pensiero, perchè non farlo anche noi ? Perchè non impiegar quei mezzi che non ci mancano, e che la nostra sola inerzia ci ha fatto abbandonare ? Ogni principe in casa propria deve cercar di spingere 1’ avanzamento del suo commercio a quel segno che è per lui possibile. Deve perciò animar i suoi sudditi a questo fine, perchè non si sa a qual grado l’industria possa arrivare. Di fatti li Genovesi in Italia con la loro frugalità, industrie, cognizioni, e sopra tutto con 1’ ingerenza de’ stessi nobili nel commercio, hanno O / acquistato delle considerabili ricchezze. Molte città della