296 narale, fece esso commissario uno sfuggevole cenno del conte di Lilla nominandolo come pseudo re di Francia, e sul punto della sua partenza dagli Stati della veneta Repubblica, disse che questa lo avea tenuto nel suo seno ri-covrato fino che le cose erano state in bilancia, e che lo congedò solamente quando la preponderanza della Repubblica francese coi rapidi progressi delle sue armi in Italia vi diede il tracollo ; al che da me fu risposto, che la mia Repubblica lo avea lasciato nei suoi Stati sotto la semplice qualificazione di conte di Lilla, e portato io naturalmente dal discorso a difendere in ciò la di lei condotta, gli feci riflettere eli’ era stata tra i primi a riconoscere la Repubblica francese, ed a riguardarla come amica.“ stringendo visi coi legami di una pubblica ministeriale corrispondenza, su di che appagato dalla mia risposta, non ebbe cosa a replicarmi. Accennò alla sfuggita che a Venezia si attrovavano degli emigrati francesi, e su tale articolo gli si ha riflettuto, che quello è un paese di libertà non interdetto a veruno che non viola le sue leggi, per eguale officio di umana società e ospitalità per ogni nazione ; dimandò poscia esso Saliceti con quale diritto ed in qual modo il convoglio e truppe austriache si erano introdotti e aveano avuto passaggio sul territorio della veneta Repubblica, esprimendosi che a lei era nemico nato V impero ; al che risposi che nella neutralità che osserva -ia Repubblica stessa nella guerra presente, io senza commissione del mio Governo su tale articolo, colto all’ improvviso dalla richiesta del permesso fattomi giungere ad ingresso già avanzato sotto la piazza, lasciai correre cosi. Mi sembrò di rimarcare un senso di dispiacere in lui per il passaggio stesso, mediante il quale disse che il generale Beaulieu era loro scappato dalle mani, essendosi esso Saliceti espresso che la Repubblica Veneta