7 posta di uomini probi, pratici delle leggi, facondi oratori, che occupando la Quarantia e gli altri ufficii delle giudicature, salirono in grande faina di esemplare rettitudine, la quale tanto durò nelle menti che, anche caduta la Repubblica, ad essi ricorrevano non pochi per lungo tempo ancora privatamente, come a consultori ed arbitri nei loro dissidii. Veniva infine la terza classe dei patrizii, detta dei Bamabotti, tenuta a vile per la scarsezza o mancanza totale del censo, e cui tuttavia, benché fossero aperti impieghi anche di grande autorità, (1) non si conferivano d’ ordinario quelli, che sebbene più lucrativi, in compenso esigevano molte spese e sontuoso vivere, come di ambascie-rie, di generalati e baliaggi, e delle primarie cariche in Terraferma. Invidiosa quindi del fasto dei patrizii che vedeva fra le dovizie e nei piaceri, mentre ad essa gettavano come per carità una tenue annua pensione : scontenta perciò e sediziosa ; ignorante per la maggior parte, avveniva che quelli tra essa a’ quali s’ erano aperti i gratuiti posti nell’Accademia de’nobili alla Giudecca, od aveano potuto profittare altrove dell’ istruzione e sviluppare mente colta e arguto ingegno, aspirassero a balzar di seggio coloro che negli eminenti posti poggiavano. Nel Maggior Consiglio, a cui tutt’ i nobili aveano accesso, la classe de’ Barnabotti veniva a costituire la parte più turbolenta, del che avea dato non guari un esempio nella Correzione profi) « Se avessi avuto talenti, viltà e lumi mi avrei potuto inalzare alle primarie dignità di autorità, ma non di lucro, come di Senatore, di A vogadore, e tino di Consiglio de’ X, e d’Inquisitore di Stato, coma ne ho veduti alcuni della mia sfortunata casta giungervi gloriosamente a' miei giorni. • — Cosi scriveva un Bamabotto dopo la caduta della Repubblica al N. H. Lunardo Zustinian Lolin ex municipali sta nell’opuscolo: Lettera apologetica sulla HepiiUblica di Venezia.