190 tutti girondini. Poco poi succedette 1! intimazione del-1’ Austria di restituire la monarchia sulle basi della dichiarazione reale del 215 giugno 1789, ed allora Luigi, giusta la sua promessa, dovette recarsi all’ Assemblea, e dichiarare la guerra (20 aprile 1792). Quattro corpi d’esercito furono mandati alle frontiere : Rochambeau da Dunkerque a Philippeville, la Fayette di là a Weissenburgo, Luckner da Weissenburgo a Basilea, Montesquioux alle Alpi e ai Pirenei. I primi fatti dei Francesi nel Belgio furono accompagnati da rovesci, ma lungi dall’ avvilire la nazione, ne accrebbero 1’ inasprimento, invelenirono i sospetti, peggiorarono la condizione del re, cui la plebe divenuta ornai dominante in Parigi sotto il nome della Comune, attribuiva connivenza coll’ inimico, od almeno soddisfazione del trionfo di esso. La patria è in pericolo, fu il grido che il 5 luglio 1792 parti dall’ Assemblea e si propagò colla rapidità del lampo per tutta la Francia, mettendo prontamente in armi tutta la nazione inacerbita all’ estremo dal burbanzoso manifesto allora pubblicato dal duca di Brunswick comandante in capo delle truppe degli alleati, ch’erano Austria, Prussia, i Principi di Germania, ai quali si collegava pure la Sardegna. Gli avvenimenti si susseguivano precipitosamente, già la plebe di Parigi, incitata da alcuni facinorosi ed esagerati repubblicani contro il re, avea fatto terribile sollevazione il 20 giugno. « Il re avea formato il nuovo ministero, così scriveva l’am-basciator veneto Pisani (1), ed il martedì - avea inviato al-1’ Assemblea il veto sopra il decreto dei preti e dei ventimila uomini. Da molti giorni correva voce, che per li 20 il popolo armato de’ sobborghi s. Antonio e s. Marcello '1) Dispaccio N, 105, Parigi 22 giugno 1792, Archivio Miscellanea filza LXIII.