185 cesso d’arbitrio dei fanatici repubblicani. Quanto alla politica esterna, confessava l’oscurità che ancora avvolgeva quella della Corte di Vienna ; una lettera scritta dall’ imperatore non dava in questo particolare schiarimento alcnno, e d’ altronde il Suo contegno^ verso i fuorusciti essere tale da non far travedere disposizioni ostili per ora contra la Francia, di modo che la nazione si teneva sicura ; non poteasi però negare che i provvedimenti militari degli altri principi, sembravano essere dall’imperatore sottomano favoriti come dimostrava anche il recente caso della scoperta di un forte deposito d’ armi in casa d’ un gran signore di Tournay, di cui volendosi il il commissario imperiale, a tenore degli editti, impadro-nire, allorché gli fu significato essere di consenso degli arciduchi governatori,tnon ne fece altro. L’ ambasciatore di Francia a Venezia, sig. di Dur-f'ort, venuto il 22 luglio per' succedere al sig/di ] Bombel-les, presentava il 20 ottobre una nuova lettera di Luigi XVI, il quale scriveva : «’Carissimi e grandi amici alleati e confederati. Noi ci facciamo un dovere d’informarvi* che abbiamo accettata la Costituzione, la quale ci fu presentata in nome della nazione, e sulle norme della quale sarà d’ora innanzi governata la Francia. Non dubitiamo che la vostra Repubblica non prenda parte in un avvenimento così importante al nostro Regno e per noi, e eogliamo con vero piacere quest’ occasione per rinnovarvi i sentimenti della nostra stima e della nostra amicizia. Frattanto noi preghiamo Iddio che vi abbia, carissimi grandi amici, alleati e confederati, nella sua santa e degna guardia. Scritta a Parigi li 25 settembre 1791. Vostro buon amico, alleato e confederato Luigi ». Era allora il tempo delle ferie, onde a cagione di queste, e probabilmente anche dei diplomatici carteggi Vol. IX. 24