■vinte, non saprei dir da quale maniera d’incantagione e di fascino, non mi traportino da quella parte. La pioggia e lo sdrucciolevol selciato non mi spaventano, nè sì m’impedisce la dignità della laurea eh’ io non corra lor dietro dal-lJuno all’altro capo delle vie, ed entro colla marmaglia a fare seguitamento e codazzo. E qui non saprei ben ridire quante volte io sia stato mandato amorosamente in malora, e quante altre abbia mosso la compassione (poveruomo! gente lassa!) di quegli autorevoli personaggi, a cui un viso cagnazzo ed una sopravveste a’ suoi tempi ricamata e di seta tengono luogo d’autorità e di diploma. Quelle illustri persone, anzi quegl’ illustrissimi com’ eglino stessi s’ appellano, ed a cui il lustro e la nobiltà non discende oltre ai garretti, furono sempre la mia passione. Vidi a’ miei giorni quegli allegri pampaluglietli, di cui, non so perchè, s’è perduta la razza; fui sovente trattato da quegli osti cortesi col grembiale mezzo rivolto, che giravano per le contrade col bicchiere ed il fiasco in mano in servigio de’ lor conoscenti ; vidi que’ tremendi diavoli tutti vestiti di nero, che menavano a tondo certe loro vesciche in cima al bastone, e tu, benigno lettore, ti sovverrai forse di quelle ortolane mezze uomo e mezze donna col chitarrone ad armacollo che avevano una bellissima ottava per V Afyp.j Vol. II. 2