77 facevano i Veneziani con Giovanna II di Napoli il 27 luglio 1416 (1). A questi mezzi di difesa leciti e laudabili aggiungevansi però, secondo la infame politica di quei tempi, che troviamo ovunque adoperata, anche gl’ illeciti, accettando la proposta che da alcuno veniva fatta alla Repubblica di liborarla con un veleno del suo più formidabile nemico ed anche di Brunoro della Scala suo protetto. La cosa, qualunque ne fosse il motivo, non ebbe poi effetto, ma è pur troppo accertata (2). Contemporaneamente aveano luogo altre pratiche col capitano di Trento (8), col duca Federico d’Austria (4), con alcuni signori feudali del Tirolo per acquistare colà castelli ed altri luoghi ben fortificati, nè mancò alla Repubblica il destro di venire in possesso di Roveredo. Erane signore Al-drigetto de Lizana, il quale, già sotto la protezione de’Ve-neziani, avea poi favorito le parti di Sigismondo, dato ricovero ai banditi e ribelli di Verona e altre terre della Repubblica, imposta certa gravezza (muda) sul legname che si portava a Verona, occupato il castello del signor di Marcabruno raccomandato di Venezia, costrutte bastite per chiuder i passi ecc. Fu scritto ai Rettori delle terre confinanti mandassero a devastare il territorio di Roveredo (5). Al- (1) Comm. X, 208 t.° Giovanna avea domandato fin dalla morte del fratello di poter eleggersi uno o due nobili veneziani per suoi consiglieri. Secreta VI, 11 sett. 1414, p. 10. (2) Lebret St. di Venezia (in tedesco). ♦ Un cattivo uomo cercò avvelenarlo (Sigismondo) ma fu scoperto e disse averne avuto commissione da Venezia ; e ciò è raccontato da uno del seguito dell’ imperatore (un tale Windek) senza decidere se il fatto per parte dei Veneziani fosse vero o no. » Che fosse vero lo dimostra la deliberazione 1415, 3 lug. Cons. X, n. 9, p. 136, ove si espongono con vigorose parole i pericoli da Sigismondo minacciati alla Repubblica e le sue macchinazioni contro di essa, la quale credeva perciò esserle lecito provedervi per qualunque mezzo. (3) Secreta VI, 20 giugno 1415 p. 55 e 56. (4) 13 sett. 1417, p. 172 Federico era eziandio allora in nimistà col re dei Romani e cercava legarsi colla Repubblica. (5) 11 nov. 1416 Secr. VI, 122.