345 secretezza su quanto aveasi a trattare (1), ascoltò attentamente la lettura degli atti e pose il partito che il nuovo capitano generale Pietro Mocenigo dovesse prontamente partire per l’armata colla commissione di assicurarsi colla massima desterità possibile della persona del Canale, di suo figlio Pietro e del suo cancelliere Alvise Sagondino e mandarli sotto buona scorta in ferri e l’uno separato dall’altro a Venezia, impossessandosi altresì di tutte le carte e d’ogni altro effetto. Partiva il Mocenigo (2), accompagnato dai due provveditori Alvise Bembo e Marin Malipiero, e arrivato alla porta di s. Marco ad un miglio e mezzo da Negroponte (3) gli venne incontro il Canale accompagnato da molti sopra-comiti e fattagli la debita riverenza prese con molto franco animo a comunicargli il suo pensiero di atten lere tuttavia alla ricuperazione di Negroponte, che forse avrebbe eseguita, ma che ora lasciavano il carico a lui. Al che rispose il Mocenigo : voler anzi aiutare l’impresa, la qual ei dovea proseguire se avesse buona speranza di riuscita, che quanto a sè sarebbe pronto ad accettare qualunque carico. Ma il Canale allora soggiunse eli’ ei non voleva comandare sotto l’imperio d’altri, e licenziò i sopracomiti. Il Mocenigo chiamatolo quindi in disparte gli lesse la Commissione dei Dieci, al che il Canale sommessamente rispose : « lo son qua a obedienza : fate de mi quel che ve piase ». Posto quindi col figlio e col Sagondino sulla galea di Marco Bondumier arrivò il 19 ottobre a Venezia e fu mandato alle carceri (4). Gli Avogadori presero ad esaminare le sue scritture e (lì Misti Cons. X, p. 105 t.° 28 ag. 1470. (2) 30 Ag. 1470, Secr. XXIII, p. 140. . (3) Malip., p. 74. (4) Nel carcere Gbrandonium, Avogaria, p. 54. Vol. IV. 45