278 interrogare Andrea Donato fratello dell’ ucciso per sapere da lui se mai avesse udito parole, o conoscesse fatti che avvalorar potessero il sospetto contro Foscari, tanto più che Ermolao, ferito la sera del 5 novembre, era spirato soltanto al 7, dichiarando eh’ ei perdonava all’ incognito suo uccisore. Volevasi scrivere anco a Matteo Vetturi, allora in Aragona, per saper quali parole avesse usato con lui Jacopo Foscari, congratulandosi della sua elezione ad Avogador di Comune, poi fu differito lo scrivere, attendendosi tra breve la sua venuta. La proposta del consigliere da Lezze di sospendere la procedura non essendo stata accettata, l’inchiesta contro Jacopo continuò, raccomandandosi al Collegio ogni diligenza. Il 26 marzo parve finalmente maturo il processo e risultando, come si esprime la sentenza : « per le testimonianze e le scritture, essere Jacopo Foscari veramente colpevole dell’ uccisione di Ermolao Donato, sebbene, a cagione della debolezza del corpo suo e di alcune parole d’incanto da lui usate, uon siasi potuta ottenere dalla sua bocca quella verità che risulta dalle suddette scritture e testimonianze, solo mormorando tra i denti sotto i tormenti della corda, parole non intelligibili » venivasi allo spaccio della faccenda condannandolo al confinamento nell’isola di Can-dia (1). Fu tolto 1’ obbligo della secretezza, e fatto lecito a ciascuno di parlare del caso, facendo però i nomi degli accusatori (2). Codesto confinamento, trattandosi di un delitto di tanta a Marco leggesi : Eiusque frater Marcus eques et advocatur Còiti repentino fato sublatus, dum ex mandato Decemvìrum ad violentiarn ìnquireret in Andream Trevisanum ducis generum et provisorem Lem-niaci, quasi mors populo indigeat vel spatio ut homines interficiat quinquagenarios. Justinian. P. Rer. Yen. hist., 1. VII. (Lj Misti XIV, p. 34. (2) Ibid. 36.