292 rezza de’ suoi componenti, imposto il più stretto silenzio su ciò eh’ era stato in esso trattato ; ma la città e alcuni nobili specialmente sparlavano del fatto e già dicevasi che poco più restava al vecchio doge di vita e che doveano lasciarlo finire in dogado, tanto che il Consiglio de’ Dieci stimò opportuno affidare a’ suoi capi ed inquisitori la vigilanza e i provvedimenti necessari (1). Radunavasi il Maggior Consiglio quel medesimo giorno (2) per provvedere come al solito all’ elezione del doge futuro, ed il governo veniva interinalmente trasferito nei Consiglieri e capi de’ Quaranta. Il Consiglio dei Dieci non osò spingere più oltre il suo potere e ingerirsi anche della nomina del nuovo doge, anzi dichiarò solennemente aversi essa a fare dal Maggior Consiglio secondo le solite forme (3), e che nessuno brogliasse per 1’ elezione onde questa avesse a riuscire secondo coscienza e al piacere di Dio e non per preghiere e raccomandazioni (4). Fu mitigata quella legge per cui veniva tolto ai parenti del Foscari di promuover lite od accusa di qualunque specie contro i componenti il Consiglio (5), fu tolto al Bocchetta, accusatore di Jacopo Foscari, il priorato della Ca di Dio da lui pessimamente am- (1) Misti XV, 26 ottobre 1457, p. 140. (2) 1457 Die XXIV, oct. Vacante ducatu per absotutionem incliti Ani Frcincisci Foscari ab ipso ducatu non valentis propter senium illuni exercere, ei declaratam die dominica XXIII rns. Octobr. MCCCCLVII, indit. VI, circa horarn XVII, Libro Regina, p. 14. (3) Misto XV, 139. (4) Ut dieta electio fiat per conscientiam et secundum Deum et non per preces. Et haec pars legatur in primo Consilio quod fiet prò electione Dunis. La parte fu proposta dai capi Jacopo Loredano, Girolamo Donato, Girolamo Barba rigo. Volevasi con ciò ovviare a quanto era avvenuto nell’ elezione del Foscari. Dal complesso io inclinerei a credere il Loredano un rigoroso osservator' delle leggi sul far di Catone, piuttosto che un nemico personale del Foscari. (5j Ib. nov. 1457.