452 prese motivo a sempre più infervorarsi nel seguire le traccio dell’ infante D. Enrico onde giungere al fine a compiere il tanto desiderato giro dell’ Africa. Infrattanto i Veneziani non si lasciando svolgere dal loro vecchio cammino, nè mettendo molta fede od importanza nei tentativi dei Portoghesi, continuavano a‘tenere gli occhi volti al Levante, e sulle tracce di Marco Polo molti altri viaggiatori si addentrarono nell’Asia e colle loro relazioni contribuivano a farla sempre meglio conoscere. Desiderio di arricchire e di veder nuovi paesi avea mosso Nicolò de’ Conti intorno al 1424 a partire con una carovana di mercanti da Damasco, e attraversata 1’ Arabia Petrea, venne a Bagdad, poscia a Bassora. Imbarcatosi sul golfo persico, veleggiò per Ormuz a Camboja, poi per terra internandosi arrivò nelle Indie, penetrò fino quasi alle foci del Grange, visitò Sumatra, Java, Ceilan, alcuni porti del Malabar e pel Mar Bosso si ridusse in Egitto. Tornato dopo ven,ti e più anni in Europa, corse a gettarsi a’ piedi di Eugenio IV, allora al Concilio di Firenze, chiedendo perdono delle sue colpe, e che per salvare la vita in que’ barbari paesi avesse acconsentito a farsi musulmano. Il pontefice il riaccolse benevolo in seno alla chiesa, ma con nobil pensiero volendo che le tante notizie dei suoi lunghi viaggi non andassero perdute, gl’ impose obbligo di dettarle al suo segretario Poggio Fiorentino, arricchendo così di molto le cognizioni che fino allora aveansi delle Indie. Visitarono l’Asia anche Benedetto Dandolo (1483) che tu il primo a raccogliere medaglie antiche (1) e Paolo Trevisan (1452) e Giovanni Bembo (1473) ; una descrizione delle Isole col titolo d’ Isolarlo dedicò Bartolomeo delli Sonetti, officiale di galea poi patron di nave, (1) Morelli, Dissertazione intorno cui alcuni viaggiatori eruditi veneziani.