107 romper guerra da ab solo al potente Visconti, il Carmagnola determinò di recarsi a Venezia e di offerire i suoi servigi alla Repubblica con ottanta uomini d’arme che avea seco, e vi giunse il 23 febbraio 1425 (1). Agitandosi allora vivamente le vertenze col duca, la Repubblica ben s’ avvide di qual vantaggio potesse riuscire all’armi sue l’avere al comando delle sue truppe terrestri un sì valente generale qual era il Carmagnola, e quindi ne fu decretata la condotta il 2 marzo (2). Metteva da quel momento il Carmagnola tutto l’impegno a spingere i Veneziani alla guerra e ritiravasi intanto a Treviso. 11 duca dal canto suo non metteva limiti al suo sdegno contro quello che era già stato suo generale e che ora vedeva al servigio de’ suoi nemici. Ricorrendo quindi agl’iniquissimi mezzi di quei tempi, tentò farlo avvelenare. Del che ci è testimonio irrefragabile la lettera scritta dal Senato al podestà e capitano di Treviso, Nicolò Priuli, che facesse sostenere Gerardo da Rubiera e Giovanni degli Aliprandi pagati dal duca di Milano per attentare contro la persona del Carmagnola (3). Avute le confessioni dei colpevoli fu proceduto come domandava la giustizia, però raccomandava il governo si tacesse nella sentenza il nome del duca di Milano, solo dicendovi che il tale era venuto a Treviso per trattar la morte del conte Carmagnola. Da quel momento crebbero sempre più i sospetti contro i maneggi del Visconti (4), onde scrivevasi al capitano (1) Secr. Vili, 51 (17 nov. 1425). K anche qui, come in passato, mi risparmio la noia del correggere gli errori degli altri storici della Repubblica di Venezia, che non si valsero punto dei documenti. (2) Secr. IX, p. 1, ove si leggono i patti. (3) Secr. IX, 16 e 24 agosto e God. XXXIX, cl. XIV lat. alla Marciana, p. 45. (4) Il Liprandi o Aliprandi maneggiava altresì contro la Repubblica, come risulta dall’interrogatorio: Qui ultra tractatum mortis