885 di certe pratiche di Roma, e della quota assegnatagli da pagare al re d’ Ungheria per la guerra contro il Turco. Di ciò parlava con veemenza al secretario veneto de Minimi (1) protestando che quando il Turco venisse con armata contro i luoghi della Signoria, cioè Modone, Corone, Napoli di Romania, Candia ecc., egli non mancherebbe di aiutarla di danaro e per ogni altro modo a lui possibile, ma non ci metta, soggiungeva, ad essere tributarli d’ altri. Poi comunicò all’ ambasciatore una lettera che scrivevagli di Francia il suo secretario Gian Giacomo Simonetta, in data 15 settembre 1476, e per la quale re Luigi proponevagli un’alleanza per muover guerra ai Veneziani, coll’ appoggio altresi degli Svizzeri ; ed avendo il Simonetta risposto che il suo signore era colla Repubblica in amicizia ed alleanza, il re avea soggiunto : « che la guerra non era da rompere adesso, ma neppure conveniva tardar troppo, perchè i Veneziani non erano usi a serbar fede, nè pace con alcuno, salvo tanto, quanto lor tornava destro ed utile, e che gli pareva che fosse da indurre qualche capitano di valore a combatterli, come sarebbe il duca di Urbino od altro simile; ma che il duca di Urbino sarebbe il più atto e gli basterebbe 1’ animo di muoverlo con promettergli Padova e Vicenza quando si acquistassero. E tutto a fine che suo fratello (il duca di Milano) ricuperasse e tornassergli in mano Brescia, Bergamo e Crema usurpate ed occupate da tanto tempo dalla Repubblica contro ogni debito di ragione. » Ed ecco un nuovo riparto di terre italiane, ignorato fin qui dagli storici, ma che mostra come fin d’ allora si coltivasse l’idea di quella lega tra Milano e Francia, che do-vea agevolare a questa la venuta e 1’ occupazione di terre in Italia, e lo spossessamento de’ Veneziani. Per allora non di meno non ne fu nulla, e i Veneziani (1) Il dispaccio leggesi in Secreta, in data 2 novembre 1476. Vol. IV. ’ 50