155 desimi ne scriviamo, comandando loro per autorità di questo Consiglio, e sotto pena dell’ avere e della persona, che accadendo che il Conte non venisse di sua volontà alla presenza nostra, essi debbano eseguire le cose sopraddette ». Fu pure nel medesimo Consiglio deliberato scriversi al capitano di Brescia, Marco Dandolo, che avesse a rimanere al suo posto sebbene spirato il termine del suo uffizio, e a spese pubbliche, fino a nuovo ordine, operando di concerto cogli altri, secondo il bisogno ; parimente al marchese di Mantova, volesse darsi il disturbo di venire a Venezia molto importando di parlare con lui circa a cose gravissime, di conformità a quanto era stato stabilito di dire al Carmagnola. Infine fu vinto il partito, che venendo il detto Conte a Venezia, avesse ad essere sostenuto, senza uopo di altra deliberazione. Raccoglievasi di nuovo il Consiglio il giorno 30 di marzo e deliberava che potendo occorrere che il Conte, partito di Brescia per venire a Venezia, si pentisse a mezza strada e cercasse fuggire, tutt’ i rettori e capitani avessero a prestare aiuto al de Imperiis nell’arrestarlo e tradurlo in luogo forte e sicuro sino a nuova disposizione ; che ai conduttori dell’esercito si scrivesse giustificando l’arresto del Conte ed esortandoli a tenersi fedeli ; che infine sotto pena della persona e degli averi nessuno si arrischiasse di far motto di quanto fu trattato nel Consiglio, nè di parlarne neppure con alcuno del Consiglio stesso. Così ordinate e predisposte le cose, davasi mano a stendere le lettere pel marchese di Mantova, pel Carmagnola e pei capitani dell’ esercito. Scrivevasi al Conte : Al magnifico conte Carmagnola capitano generale. « Il prudente e circospetto uomo Giovanni de Imperiis,