108 di Verona, badasse bene di non accettare quei militi che si facevano cassare dai ruoli del duca di Milano e venivano ad inscriversi in quelli dei Veneziani, a meno che non consentissero d’ andare a Salonicchi. ' Tutti codesti fatti avevano sempre più disposto la Repubblica ad accettare la lega coi Fiorentini, e il doge, che da un pezzo v’ inclinava, orò dicesi ne’seguenti termini (1) : « Molte cose vien deliberade (padri coscritti) alle volte le qual per esser contrarie in sè, inducono errori e cohfu-sion e sotta spetie di bene s’inganna molte volte i homeni. De ste cose do (due) ghe n’è nella Repubblica, le quai se ben appar dolcissime, niente de manco spesse volte ha appor-tado miserie nei regni, nelle città e nei popoli. La pase e il sparagno. Imperzochè mentre che desiderosi de pase e cupidi di danaro si ha riguardo alla quiete et alle ricchezze, sorzonse (sopraggiungono) gravissimi pericoli et infortunii pericolosi, il che potemo comemorar esser intravegnudo e nei antighi e nei moderni tempi. L’esempio xe avanti i ochi freschissimo dei fiorentini i quali avendo possudo ostar da principio con danari e con armi alla poca potenza de Filippo, al presente sono da lui travagiadi accrescendo le forze con so gran pericolo. Bisogna dunque considerar bene i soprastanti pericoli ed usar ogni consegio e opere in ovviarli, come la nave in mezzo al mar posta con bonazza e vento prospero va al so viazo, e se el patron de quela vinto dal sonno e dalla poltroneria non risguarda ben i pericoli che li poi acader, nè considera diligentemente la stagion dell’anno, la qualità delle stelle, fuggendo le spiaggie e li scogli, domando, se sovrazonto da subita fortuna de vento e de mar el dicti comitis Carmignolae tractàbat etiam cantra statum nostri domimi (24 agosto Secreta). (1) Savina p. 259, CXXXV, cl. VII, it. alla Marciana ; questo discorso or per la prima volta riferito ha carattere d’autenticità.