387 uo i perpendicoli od altri strumenti. Il governatore atterrito e temendo una sollevazione, si ritirò nel castello. Presene vieppiù animo il partito della libertà e adunatosi sotto il comando di Girolamo Gentile figliuolo d’Andrea, giovane mercante, si afforzò alla porta s. Tomaso, ove accadde una zuffa, ma non essendo il Gentile abbastanza sostenuto dal popolo, venne ad onorevole capitolazione. Arse di sdegno Galeazzo e già preparavasi alla vendetta, quando il pugnale di alcuni congiurati milanesi lo tolse di vita. Erano dessi Girolamo Olgiati, Carlo Visconti ed Andrea Olgiati. La crudele tirannia di Galeazzo, i tanti cittadini da lui barbaramente e coi più atroci supplizi messi a morte, l’infrenabile lascivia per cui nessuna moglie nè figlia risparmiava, aveano portato all’ ultimo grado 1’ aborrimento la collera dei Milanesi. Tra le vittime della sua brutalità era pure la sorella del Lampugnani e da quel momento i tre amici si accordarono di fare le loro vendette e liberare la patria dal tiranno. Era il 26 dicembre 1476 quando Galeazzo recatosi, secondo il costume, alla chiesa di santo Stefano accompagnato dagli ambasciatori di Ferrara e di Mantova, assalito improvvisamente dal Lampugnani che gli si era accostato rispettoso, fu da lui con uno stile nascosto entro la manica, profondamente ferito nel vantre ; nello stesso tempo 1’ Olgiato ferivalo nella gola e nel petto, il Visconti alla schiena. Cadde morto il duca, grande tumulto e confusione nel tempio, gli uni fuggivano, altri accorrevano, niuno ancora sapeva quali fossero le forze o le mire de’ congiurati, ila le guardie del duca che aveano ravvisati gli assassini si diedero ad inseguirli, il Lampugnani intricatosi nelle vesti di alcune donne inginocchiate, cadde e fu morto, Carlo Visconti fu preso altresì ed ucciso, l’Ol-giati potè salvarsi, si tenne qualche tempo nascosto, poi scoperto, sopportò con mirabile costanza il supplizio. Il