236 dei Dardanelli, tagliata a pezzi la guarnigione turca, demolite le mura, ma la mancanza d’ accordo delle potenze cristiane, le loro gare, le gelosie, i parziali interessi impedendo un comune sforzo, la Repubblica stimò meglio convenirle un accomodamento col sultano e, mediatori lo stesso capitano Silvestro Morosini e Nicolò Bellavista (1), fu conchiuso un trattato in Adrianopoli il 4 settembre 1430 (2), pel quale Murad prometteva di non recar danno a nessuna delle terre od isole veneziane, di severamente punire ogni molestia fosse ad essi recata, di non acconsentire ad alcun tradimento a loro pregiudizio, anzi svelarne e consegnarne gli autori ; libero fosse il commercio, libera la navigazione ; il duca di Nasso ed altri gentiluomini s’intenderebbero inclusi nella pace senz’ obbligo di tributo o servitù e i loro navigli sarebbero trattati come quelli di Venezia; pagherebbe la Repubblica al sultano ogni anno, col mezzo del suo bailo a Costantinopoli, dugento trentasei ducati d’ oro, cioè cento per Lepanto e cento trentasei per Scutari ed Alessio. Dodici anni passarono, durante i quali gli Ottomani non intermisero le loro correrie nella Servia, nella Valacchia, nell’Ungheria, acquistarono Jannina nell’Albania, batterono il principe di Caramano, già Costantinopoli tremava. Attendendosi d’ ora in ora 1’ assedio e la fine di Salonic-chi (3), l’imperatore Giovanni II Paleologo mandava invocando soccorsi dai re d’Ungheria e di Polonia, e questi volgevansi a Venezia, la qual rispondeva aver già bastanza tempo sostenuto da sè sola la guerra e vedendosi da tutti abbandonata aver dovuto conchiudere la pace (4) ; a Zana- (1) Lettera del Senato al Morosini ed istruzioni relative Secr. XI, 29 aprile 1430 pag. 101 e 28 luglio, pag. 123. (2) Comm. XII, pag. 96. (3) Ducas nei Bisantini. (4) Secr. XV, 17 ott. 1440.