105 I capitoli vennero, ma Firenze non trovandoli accettabili (1), Ridofi tornava in sul proposito della lega e chiudeva il suo discorso con quelle memorabili parole (2) : « Signori Vene-» ziani ! I Genovesi non aiutati da noi fecero Filippo si-» gnore, e noi, i quali non troviamo nei nostri grandi bi-» sogni aiuto alcuno da voi, il faremo re ». Nè perciò si smoveva il Senato dal suo proposito, e scusandosi coll’avere allora i navigli dispersi in varie parti, non aver pronti i necessari provedimenti di guerra, esser prossimo l’inverno, nè poter quindi al momento intraprendere una guerra se non con grave pregiudizio della Repubblica (3), diceva di voler tentar ancora e per 1’ ultima volta d’indurre il duca a deporre le armi ; approvava però fin d’ora l’idea d’una lega tra la Repubblica, i Fiorentini ed il papa, lasciando luogo allo stesso duca di entrarvi ; quando infine tutto fallisse, i Fiorentini si tenessero ben sicuri che Venezia non vorrebbe vedere d’ occhio indifferente la distruzione dello Stato loro e della libertà d’Italia (4). Il 23 novembre infatti il Senato venne nella deliberazione di accettare la lega coi Fiorentini, conservando tuttavia sempre la facoltà di continuare a trattar di pace col duca (5), il quale a tale notizia si affrettò a mandare suoi ambasciatori a Venezia ricordandole i suoi impegni con lui, che in base di questi ei s’affidava che i Veneziani non avrebbero frapposto ostacolo alla sua impresa contro i Fiorentini, che del resto egli era pronto a dare intorno a questa ogni desiderabile spiegazione e ad assicurare pienamente la Repubblica circa ai suoi disegni (6). (1) Ib. p. 21 e 22. (2) Ammirato, Stor. fiorent., 1. XIX. (3) Secreta IX, p. 40 (18 sett. 1425). (4) Ibid. (5) Ibid., p. 52. (6) 27 110v. 1425, p. 52, t.° Vol. IV. 14