23 garVerebbersi gli onori e i privilegi a chi ne fosse investito ; i possessori di beni nel Vicentino ne godrebbero senza contrasto le rendite ; tutti gli ufficii, eccetto quello di Podestà, resterebbero ai Veronesi ; non potrebbero entrare nè uscire viveri dal distretto di Verona senza il beneplacito della città ; il nuovo governo darebbe opera a far risorgere in Verona il lanificio ; sarebbe libero il commercio ; un ufficiale veronese presederebbe alla camera dei mercanti (1). Jacopo da Carrara costretto a cedere (2), consegnò tutte le imprese delle castella veronesi, cioè i segni, al ricever dei quali, i comandanti erano tenuti a consegnarle al ri-chieditore : mandò la moglie Belfiore alla famiglia sua a Camerino ; poi passati i cinque giorni, -entro a’ quali s’ era obbligato a consegnare anche i segni di Portolegnago ancor tenuto dal padre, agli temendo che questi ricusasse, deliberò fuggire scalando le mura, ma preso e riconosciuto dai villani, fu mandato a Venezia ove fu posto in carcere (3). Primi rettori in Verona per la Repubblica furono Pietro Rinaldo e Francesco Cornaro. Orrenda intanto era la condizione di Padova : di fuori il nemico, di dentro la peste. Lo accumulamento di tante persone e di tanti animali, il cattivo nutrimento, la grande quantità delle immondezze ingenerarono tal morbo, che, come attesta Andrea Gattaro, testimonio di veduta, ogni giorno morivano trecento o quattrocento ed anche cinquecento persone e ciò dal primo di luglio fino a mezzo agosto. Quasi tutti i malati morivano il secondo od il terzo giorno ; i carri funebri giravano senza riposo la città, raccogliendo (1) Secreta 16 lug. 1405, p. 126. (2) Il documento di resa è del 12 lugl. Comm. X, p. 75 t. e Verci XVIII. (3) 31 Luglio, annuo stipendio ai quindici uomini che presero Jacopo Carrara e Paolo Leone, Verci XVIII, p. 85.