331 di voler pace con tutti, e quando il duca volesse venire a maggiori particolari, sarebbe udito volentieri (1). Così cominciarono nuove pratiche ; trattavasi di dare al Colleoni settanta mila ducati l’anno e pagargli le spese da lui fatte in Romagna perchè andasse in Albania contro il Turco, ma i Fiorentini frapponevano sempre nuovi ostacoli per non aver a contribuire anch’ essi a detta spesa. Fu mandato a Roma presso al papa, che si faceva mediatore della pace, Pietro Morosini da s. Giustina ; ma il Colleoni avendo domandato cento mila ducati di stipendio e trecento mila per le spese fatte in Romagna, la lega rispose non acconsentirebbe giammai a pagargli somma alcuna, che facilmente potrebbe prender 1’ aspetto d’un tributo ; che anzi la lega pretendeva da lui il risarcimento delle spese cagionate dal suo imprudente muovere delle armi ; e così ogni cosa volgeva alla guerra. Non istancavasi il papa di procurare un componimento, facendo vedere quanto da un canto tornerebbe vantaggioso aver il Colleoni agli stipendi, e che la spesa, essendo egli vecchio di settantacinque anni, non durerebbe molto ; è tanto in questa bisogna si adoperò che alfine potè ridurla ad effetto ed il 2 di febbraio 1468 fu pubblicata la pace nella chiesa di santa Maria in Araceli a Roma, per la quale rinnovavasi e confermavasi quella già conchiusa tra re Alfonso, il doge Foscari, Francesco Sforza e la Comunità di Firenze : il Colleoni deporrebbe le armi e col titolo di capitano generale andrebbe a combattere contro i Turchi ; avrebbe dal papa, dal re Ferdinando, dalla Repubblica di Venezia, da Galeazzo Sforza duca di Milano, dal Comune di Firenze e dagli altri confederati cioè Siena, Modena e Lucca, in tutto fiorini d’oro centomila, obbligandosi egli a restituire le terre nell’ultima guerra occupate, e a passare prontamente (1) Secr. XXIII, 86.