272 quali non è possibile ovviare, faccia uopo soccorrere a ciascuno, non essendo in nostro arbitrio contrastare alla volontà e disposizione divina, e più essendo i casi che le leggi, si ponga il partito che in nome di Gesù Cristo sia accettata la scusa di detto Jacopo Foscari ed abbiasi per legittimo ed onesto il motivo che l’impedì di recarsi al suo confinamento ». Il partito passò con 15 suffragi ; erano capi, Lorenzo Memmo, Giovanni Pesaro, Andrea Bernardo. Fu quindi in quel giorno 28 novembre 1446 tramutato il luogo di confinamento di Jacopo, assegnandogli, invece di Napoli di Romania, Treviso e il Trevigiano con facoltà anche di abitare in campagna purché non rompesse il il confine (1). Colà infatti si recò il Foscari, nè alcun mutamento portò alla presa deliberazione la scoperta di poi fatta d’una cassa contenente duemila quaranta ducati e argenterie mandate per confessione del Simonetta (2) dal conte Francesco Sforza, anzi il 13 settembre di quell’ anno 1447, il doge presentava al Consiglio commoventissima supplica (3), ricordando la vecchiaia sua infelicissima, tormentata dal pensiero di non poter fare quanto dovrebbe e vorrebbe in prò’ della Repubblica ; aggravata da incomportabili affanni, ma più di tutto dal trovarsi priva di quell’ unico figlio che ancor gli restava a questo mondo ; rappresentando lo stato compassionevole dello stesso Jacopo, di sua moglie, dei figli, della nutrice, delle ancelle tutti afflitti di pericolose febbri a Mestre ; implorando infine che all’ infelice figliuolo fosse concesso il ritorno in patria. Portata la domanda nel Con- (1) L’ emenda di Marin Soranzo, che il tramutamento fosse concesso a Jacopo Foscari solo per grazia, fu scartata e passò la parte semplice : quod ir, nomine J. C. excttsatio dicli Jacobi acceptehir et habeat tamquam legitima et honesta. (2) Misti, Cons. X, n. 13 e vedi sopra pag. 212, 5 aprile 1447. (3) Misti Cons. X, n. 13, p. 81.