326 Era morto 1’ 8 marzo 1466 Francesco Sforza duca di Milano, ed il figliuolo Galeazzo, che militava allora in Francia in favore di quel re Luigi, contro i Baroni unitisi in una lega denominata del Ben pubblico, n’ ebbe appena notizia che lasciato secretamente 1’ esercito giunse a Milano e vi si fece riconoscere in duca. Già la madre Bianca avea mandato ambasciatori a varii principi e Stati d’Italia raccomandando il figliuolo, e molto amichevole lettera aveale risposto la Repubblica. Ma particolar lega univa Galeazzo a Piero de’ Medici, allora prepotente in Firenze (1), ed essendo anche imparentato col re Ferdinando di Napoli, ben si vedeva dipendere l’Italia dai loro voleri. Alla qual lega aveano dato speciale motivo i movimenti del Colleoni, che ambizioso di acquistarsi una signoria sua propria, si mostrava disposto a qualche grande impresa e teneva conferenze coi fuorusciti di Firenze, i quali gli promettevano di farlo signore di Milano, se gli aiutasse a cacciare i Medici. Conferita la cosa colla Signoria, questa cercò dissuademelo (2), facendogli presente com’ egli era troppo debole a ciò e che nulla di meglio desidererebbero re Ferdinando e i Fiorentini per mettere in combustione tutta l’Italia. Tuttavia persistendo il Colleoni nel suo divisamento, si strinsero in lega Galeazzo, il duca di Ferrara, i Fiorentini, lasciando luogo al Papa il quale dichiarò volersi tenere neutrale, e alla Repubblica che rispose esser ella in pace con tutti, nè occorrere quindi nuova lega (3) ; aver fatto il possibile per ritenere il Colleoni al suo stipendio, nè cesserebbe dal persuaderlo dal canto suo alla pace. Pietro de’ Medici però non la- (1) Scacciati i nemici della libertà, Nicolò Soderini era venuto a Venezia cui cercò invano persuadere a dargli assistenza, solo gli furono assegnati ducati cento stante la sua povertà. Secr. XXIII, 9 ott. 1466, pag. 6. (2) 21 Giugno 1467, Secr. XXIII, p. 69. (3) Lettera a Galeazzo Sforza ib. p. 49.