317 Negi'oponte e rifatte le sue genti volle ancor tentare 1’ assalto, però con non migliore fortuna. Le pratiche del papa e della Repubblica col duca Filippo di Borgogna aveano condotto intanto ad una lega (1) contro il comune nemico ; il duca prometteva recarsi in persona alla spedizione e lo stesso volea papa Pio II, il quale scriveva al doge Cristoforo Moro per eccitarlo alla stessa risoluzione. Letto il Breve, il 9 noveinbro 1463, il doge prese a parlare noi seguenti termini r «. Signori ! No se muove foglia d’ albero senza il voler de Dio. Considerò, che se questo stato è vegnudo a tanta grandezza, questo è processo per volontà de Dio, più che per nostro senno e per le nostre forzo. Chi crede che le cose contro il Turco fosse passade sì ben, se non fosse concorso la volontà de Dio ? Yoltemo la mente a Dio, e alla sua Madre, e ringraziamola dei beneficj che la ne fa ogni zorno, e sforzemose de far quello che la ne comanda, e posponemo i odii e la invidia. Se faremo così, Dio prospererà questo stato de ben in megio. Sora ’1 tutta, no se partimo dalle elemosine, dalle orazion e dal far giustizia. Il Cardinal Niceno no ha presentà una Boia del Papa, che è stà letta a l’Eccellenze Vostre ; la Signoria e i Savii de Colegio ne ha domandà 1’ anemo nostro su quello che’l Papa ne scrive. Havemo resposo, che dependemo dal voler della Signoria Vostra, perchè già molti anni ve havemo dedicà la facultà, la persona e tutto quel che havemo ; e se fassemo altramente, saremo ingrati, perchè tutto’l ben che havemo, 1’ havemo dall’Eccellenze Vostre; e quel medemo replichemo adesso a le Signorie Vostre. Ve preghemo ben, Signori, che considerò qual è el meglio della terra. Fè orazion, elemosine, lassè da banda le passion, e deliberò ’1 vostro ben. Priego (1) Comm. XV, 19 ott. 1463, p. 91, t.°