48 bliche disputazioni (1) ; professori e medici erano esenti dalle tasse personali, non però dalle prediali, e sollevati dal servigio militare e dalla custodia delle castella, esenzione di cui godevano anche gli scolari ; i medici doveano essere inscritti, cancellati i non abili, doveano restare in città a’ tempi di pestilenza, ed alcuni essere al servigio dell’ armata. Era poi obbligo d’ ogni medico, il pvimo o il secondo giorno dacché fosse chiamato da un infermo, di esortarlo a provvedere allo stato dell’ anima sua e delle sue sostanze ; bella previdenza che conseguir poteva due ottimi scopi, l’uno di non ¡spaventare 1’ infermo per tali raccomandazioni, fatte per solito soltanto in momento di grave pericolo, l’altro di ovviare alle tante morti intestate (2). Era il 4 gennaio 1406 quando sulla piazza di s. Marco addobbata a festa e sulla quale erasi eretto apposito e splendidissimo palco pel doge e per la Signoria, comparvero sedici ambasciatori mandati da Padova a far solenne atto di dedizione. Erano scelti dai quattro ordini della città, cioè dai cavalieri, dai dottori, dai mercadanti da seta e dagli scudieri nobili ; vestivano di scarlatto, seguivali lungo corteo di famigli in panni verdi, accompagnavali banda di musicali ¿strumenti. Orò per tutti Francesco Zabarella dottore, che fu poi cardinale, e offerse al doge la sua lettera di credenza e gli presentò il gonfalone della città di Padova ; Francesco Dotti gli rassegnò la bacchetta del dominio, Frico Milizia le chiavi, Olmerio Lengazzo il sigillo della città (3). Nel dopo pranzo fu data nobilissima giostra a cui assistettero parimente il doge colla Signoria e tutt’i gentiluomini veneziani con istraordinario concorso di dame. Gli ambasciatori nel (1) U. quod quilibet professor cujuslibet artis liberalis prò Comuni Veronae salariatus, teneat et debeat singulis mensib. hyemìs fa-cere unam disputationem et ipsam determinare § 116. (2) Vedi Statuti di Verona. (3) Commemoriali X.