76 per le eventualità di una nuova guerra col radunar armi e procacciarsi alleati. Adopravasi a quest’effetto a restituire la pace fra Filippo Visconti e Pandolfo Malatesta signore di Brescia (1) e gli altri signori di Lombardia; mandava ambasciatori a Firenze Marin Cara vello e Francesco Foscari; proponeva un’unione generale d’Italia per ovviare alle mire di Sigismondo sol troppo chiaramente spiegate al Concilio di Costanza (2), e tanto più che morto Ladislao re di Napoli e succedutagli la sorella Giovanna II, era tolto il principale ostacolo al comune accordo. Con Filippo concluso avea un trattato in data 10 marzo 1414 pel quale stabili-vasi (3) che ambedue le parti metterebbero in pronto mille cavalli contro chiunque le molestasse, e fosse anche il re dei Romani ; la Repubblica non darebbe a questo il passo quando venisse ostilmente, nè farebbe pace con esso senza intelligenza e consenso del duca ; non ingerirebbesi delle terre già spettanti al padre di Filippo e da altri occupate, ma quando venissero nelle sue mani gliele restituirebbe, non però Verona e Vicenza, nè Feltro, Cividale, Belluno e dipendenze. Se il re venisse a guerreggiare nel Friuli, nell’ Istria, nel Trivigiano, il duca manderebbe i mille cavalli in soccorso dei Veneziani per rinforzo dei mille forniti da questi, e così pure farebbesi quando fosse lor mossa guerra da qualunque principe d’Italia, nè il duca si accorderebbe col re od altro nemico senza intelligenza e consenso de’ suoi alleati ; non tollererebbe la Repubblica ne’ suoi Stati alcuno che avesse avuto parte alla uccisione del fratello del duca, come questi non darebbe asilo ad alcuno dei Carraresi o Scaligeri ; infine farebbe il duca solenne rinunzia di Vicenza, Verona e altre terre or possedute dalla Repubblica. Lega consimile (1) Secreta VI, 4 die. 1414, p. 24. (2) Ib. 6 giugno 1415, p. 54. (3) Commetti. X, p. 184.