820 buon viso, mandò a complimentarlo, l’invitò pel dì seguente al suo palazzo, ma l’indomani venne il Cardinal di Pavia con due vescovi annunziando al doge che Sua Santità tro-vavasi da più giorni indisposta, che il male erasi aggravato e conveniva differire la visita fino al suo miglioramento. Tenne il doge la cosa per una finzione e mandò il suo medico, il quale tornò colla risposta che per suo giudizio il Papa morrebbe presto, e così fu infatti, che nella seguente notte spirò. La mattina, il collegio de’ cardinali mandò al doge annunziandogli l’occorso, e attestandogli il suo dispiacere eh’ egli si fosse mosso con grande incomodità da Venezia e ora fosse sopravvenuto tanto funesto impedimento. E avendo il doge mostrato il desiderio di conferire col collegio dei cardinali, fu levato con grande onore, e montato su cavallo leardo, coperto di panno d’oro fino in terra, venne al palazzo, accompagnandolo tutto il popolo della città accorso a vederlo. Entrato nel concistoro fu messo a sedere appresso al presidente eh’ era il cardinale Niceno Tusculano e parlò ai cardinali parole gravi e brevi, esortandoli e pregandoli che fossero favorevoli all’ impresa, tolta ad onore di Dio ed in difesa della santa fede; che nella creazione del nuovo Papa volessero lasciar da parte ogni umano rispetto e aver 1’ occhio soltanto al pericolo che minacciava tutta la Cristianità, affermando che quanto alla Repubblica ogni cosa era apparecchiata, ma dichiarando che il Turco era armato gagliardamente, che il re d’Ungheria avea bisogno di danaro e che la Signoria avrebbegli dato per parte sua ducati sessanta mila all’ anno, acciocché potesse far buona resistenza al nemico comune (1). Finito eh’ ebbe il doge di parlare, risposegli il cardi- (1) Malipiero.