274 il 2 gennaio 1450/51 fu portata una denunzia ; il Consiglio prima di tutto volle sapere il nome del denunziante, il quale fu pronunziato, ma con obbligo a tutt’ i membri del Consiglio di tenerlo secretissimo sotto pena di morir nella carcere torte (1). Alla denunzia tenne improvvisamente dietro la cattura di Jacopo Foscari (2) e di parecchi altri, tra cui un nobile Nicolò Mudazio genero di Francesco Zane, che fu poi liberato (3 gennaio 1451). Tanti erano i sospetti che, posando su Jacopo Foscari, venivano ad avvalorare la denunzia di Antonio Venier detto Brasiola, che la dichiarazione di Luca da Lezze consigliere essere la denunzia di esso Venier mossa soltanto dalla cupidigia della taglia e non da verità, e che il Foscari avesse ad essere rilasciato col prò nunc (3), non fu accettata e fu incaricato il collegio di continuare nelle sue ricerche e riferire. Narrasi (4) che il domani dell’assassinio, Oliviero servo del Foscari recandosi per tempissimo a Mestre e incontratosi in Benedetto Gritti, fosse il primo a parlare dell’ occorso la sera innanzi, dando con ciò fondamento all’accusa, fondamento all’accusa, fondamento invero assai debole, anzi fuor di ragione, perchè nulla v’ ha di straordinario che 1’ Oliviero fosse già istruito d’ un fatto cosi clamoroso succeduto la sera innanzi, mentre al contrario se 1’ Oliviero fosse stato complice nel delitto, sarebbesi piuttosto astenuto dal parlarne. Più assai davano indizii contro il Foscari, 1’ essere stato Ermolao Donato uno dei capi dei Dieci al tempo della sua prima condanna nel febbraio del 1444 (5) ; certi segni (1) Ib. p. 20. (2) Ibid., p. 21. (3) 6 Feb. 145021 Misti, n. 14, p. 28. (4) Sanudo e Cron. Venier eco. (5) Misti, n. 12, 175.