J 75 Diedo bailo a Costantinopoli (1) e poi spedivasi con apposita commissione Bertuccio Diedo (2) per confermare la pace e procurar di avere la Valona ed altri luoghi. Infine fu ristabilita la pace alle seguenti condizioni : si restituissero da ambe le parti i prigionieri portati via a Negroponte dal sultano, a Gallipoli dai Veneziani ; cessasse tra le duo nazioni ogni ostilità, potendo però i Veneziani dar la caccia ai corsari turchi che infestassero 1’ Arcipelago e i Dardanelli ; il commercio e le strade fossero sicuri. Così fermata la pace e sottoscritta da Andrea Foscolo e Delfino Venier (3), venne l’anno seguente a Venezia un ambasciatore che fu accolto con ogni distinzione, mantenuto col suo seguito a spese pubbliche e si partì riccamente donato (4). Non crasi tralasciato in questo frattempo di maneggiare la pace fra la Repubblica e Sigismondo, anzi ad eccitamento del marchese di Ferrara (5), si era colà recato Marin Caravello per incontrarsi coll’ ambasciatore del re, ma non fu mai possibile venire ad un accordo, benché proponesse la Repubblica che il re le lasciasse le terre dell’ impero da essa tenute e le terre e i luoghi di Dalmazia che ancor le rimanevano, restituendole inoltre Traù e il Castello d’Ostrovizza (6), ed ella si contenterebbe riconoscere quei possedimenti a titolo di feudo. Svanita quindi ogni speranza di componimento, si diede con ogn’impegno a prepararsi (1) Secreta VI, 4 mag. 1417, p. 141. (2) Secreta VII, 23 lug. 1418, p. 26, poi altra commissione al medesimo 2& lug. 1419, p. 92. (3) Era stato spedito ambasciatore fino dal 2 aprile 1416 per ottener sicurezza ai mercanti. Secr. VI, p. 92. Di tutti questi maneggi non trovasi cenno neppure in Hammer. (4) Osserva il Bar. de Hammer (St. Osm., t. Ili, p. 297) essere antico costume romano quello di dare agli ambasciatori abitazione, vitto e vestito, costume passato dai Bizantini ai Turchi e ai Veneziani (tocum, lautia et vestimento). (5) Secr. VI, 30 lug. 1414, p. 5. (6) Ib. 29 ott., p. 19.