144 Giunta a Venezia la notizia della rotta dell’ armata, il Trevisano fu chiamato alle carceri e, non essendo comparso, fu bandito con taglia sul capo. Paolo Correr scriveva dal campo : dopo il fatto del Po aver avuto parecchi colloqui col Carmagnola sulle nuove operazioni da farsi ; quanto a sè, dacché erasi perduta la speranza di passare l’Adda, pare vagli pericoloso il campeggiare contro Soncino od altra terra forte avendo il nemico alle spalle e dovendo andare in cerca di viveri e foraggi con rischio d’ una sorpresa : meglio quindi stimava scorrazzare qua e colà nelle terre del duca, e non esporsi ad una rotta che potrebbe aprire al nemico il cammino fino a Padova. Il Carmagnola la pensava diversamente : grave dissidio ne sorgeva tra il provveditore ed il generale e scrivevasi a Venezia per la decisione. Il Carmagnola scriveva altresì scusandosi del fatto del Po, e diceva non averci alcuna colpa, siccome poteva provare dalla copia delle lettere da lui scritte al Trevisano, e dalle costui risposte ; del resto doversi tenere il nemico in maggior conto che non si era fatto fino allora e perciò occorrere ben maggiori provvedimenti. Rispondeva il Senato essere persuaso della sua innocenza, ben sapere da chi quella sconfitta fosse derivata : quanto al da farsi, avergli detto più volte che in lui ogni cosa rimetteva, come uomo eh’ era di tanta intelligenza, e che trovavasi sul luogo, ove gli avvenimenti possono cambiare di giorno in giorno ; però operasse, nè si ritirasse troppo presto agli alloggiamenti (1). Vane parole ! mentre i generali di Filippo devastavano la Toscana, penetravano nel Monferrato, si mostravano da per tutto attivissimi, il Carmagnola al 9 d’agosto non avea ancor passato l’Adda e già domandava di ridursi agli al- (1) 28 giugno Secreta XI, p. 203 t.° e 30 luglio, p. 214 e 1 agosto, Secreta XII, p. 1.