234 poiché lo stesso Sigismondo re d’Ungheria e imperatore era stato costretto a segnare una nuova tregua, a scusarsi della quale presso al papa, accusa vane i Veneziani, come quelli che rifiutando a quel tempo la pace con lui, non 1’ aveano assistito degli occorrenti navigli. Si giustificavano essi dal canto loro, adducendo le tante pratiche tenute per venire col re a buona pace ed amicizia ; essere falso eh’ essi avessero mai proposto di escludere il papa dal trattato ; aver sempre dimostrato il proprio zelo per la causa comune della cristianità ; aver più volte offerto al re le proprie forze contro i Turchi ; ma pretendendo egli che le galee veneziane avessero a stanziarsi nel Danubio e che la Repubblica dovesse fornirgliele quando e dove egli volesse, era stato impossibile contentarlo, considerar dovendosi inoltre che quei navigli nel Danubio avrebbero corso continuo pericolo, dominando il nemico ambedue le ripe e potendo mancare colà facilmente dei viveri (1). Trovandosi dunque la Repubblica in sì gravi strettezze, mandò Giovanni Soranzo al principe di Caramano (2) nell’Asia minore, onde d’accordo col re di Cipro volesse assalire gli Ottomani per terra, mentr’essa farebbe altrettanto per mare ; e Silvestro Morosini al soccorso di Solitari contro i ribelli Stefano Maramonte e Zanusio, e a tenere d’occhio da colà i'Turchi (3) ; mandò inoltre Lodovico Loredano airimperatore di Costantinopoli annunziandogli essere sua intenzione di muovere acerrima guerra agli Ottomani come far dovrebbe tutta la Cristianità, e scusandosi preventivamente dei danni inevitabili che potessero risentirne i suoi territorii ; volesse concorrere anche egli a sussidio dell’ armata ; tuttavia, se meglio credesse, accetterebbesi la sua mediazione, ma a patto (1) 29 Giugno 1429, Secr. XI, p. 16, t. (2) 31 Agosto, p. 29. (3) 3 Marzo 1430, pag. 85.