13 ziani il passo pel Trivigiano e gli arrideva da principio la fortuna. Ma entrato su quel di Brescia il 21 ottobre 1401, il dal Verme uscì a campale battaglia e diede una piena rotta agl’ imperiali ; lo stesso Leopoldo d’Austria fu fatto prigioniero, e liberato dopo tre giorni se ne tornò in Germania ; altri seguirono l’esempio ; il formidabile esercito si sciolse, e lo stesso Roberto cominciava già la sua ritirata verso Trento, quando alle istanze dei Fiorentini e vergognandosi pure di rientrare in Germania coll’ onta d’una sconfìtta, tornò addietro ed entrò in Padova, ove attendeva dai Fiorentini nuovi sussidii di danaro : rinfacciavangli questi non già la sconfìtta a cui ogni generale è esposto, ma il poco esercito con rai era venuto, il discioglimento di esso, il poco ardore infine spiegato in loro prò’ ; onde protestavano che non gli pagherebbero i novanta mila fiorini che ancora gli dovevano, se non a patto che desse alcuno a mallevadore eh’ ei gli avrebbe impiegati nel far la guerra al Visconti. Furono scelti ad arbitri i Veneziani che aveano già mandato il 28 novembre, Pietro Emo e Carlo Zeno a Padova (1) a congratularsi coll’imperatore del suo felice arrivo in Italia e della sua salute, godendo de’ suoi buoni successi in Germania, sperare del resto che la sua venuta sarebbe per riuscir utile al bene della Cristianità, al toglimento dei disordini della Chiesa, alla pace e alla quiete d’Italia. Incaricarono poi gli ambasciatori d’indagare minutamente quali fossero le sue intenzioni, visitassero anche la regina e tenessero d’ ogni cosa informato il governo. La Repubblica cercò di conciliare le parti, dichiarando quanto a se volersi tenere neutrale (2) ; alla fine i Fioren- (1) Secreta p. 38. (2) Ibid. p. 47 t.° 7 gen. 1402.