1B4 .vano, rinnovavasi il pericolo d’ una guerra e appunto allora il Carmagnola scriveva al Senato domandando la sua dimissione (1). Il Senato si adunò a discutere sopra un fatto di tanta importanza e fu deliberato che considerata l’eccellenza della fama e reputazione sua nella faccenda delle armi, ed avute presenti le azioni grandi e fedeli da lui operate in prò’ della Repubblica, questa non poteva acconsentire al suo licenziamento. Alla qual decisione il Carmagnola rispose mettendo innanzi domande sì eccedenti, che impossibile apparir doveva 1’ accordargliele. Tuttavia desiderando sommamente la Repubblica di conservarlo a’ propri servigi, veniva con lui a nuovo contratto colle seguenti amplissime condizioni (2) : avrebbe il comando di tutte le truppe, fanti e cavalli presenti e futuri con piena giurisdizione civile e criminale, eccetto che nelle terre ove si trovasse un rettore : terrebbe cinquecento lancie ciascuna di tre fanti e tre cavalli, oltre alla famiglia sua, cioè ai propri stipendiati; riceverebbe di stipendio ducati mille il mese tanto in pace che in guerra cominciando dal primo d’aprile : la sua condotta durerebbe due anni e poi due anni di rispetto a beneplacito della Repubblica, sempre però con un preavviso di due mesi al caso di licenziamento ; se alcun soldato fuggisse, morisse o venisse preso, sarebbe obbligo del capitano di surrogarlo entro quindici giorni. Conferivasi al Carmagnola in feudo per sè e suoi discendenti legittimi il possesso di Chiari e Roccafranca nel Bresciano (3) con tutt’ i diritti ed emolumenti annessi, impegnandosi pure di restituirgli i castelli e le terre che possedeva in Lombardia ; i prigioni e gli averi che venissero in sue mani sarebbero suoi, male terre, città, fortezze, della Signoria; prendendo il figlio (1) 10 gennaio 1429, p. 207. (2) 15 febb. 1429. Secreta X, p. 236. (3) Secreta X, p. 220.