383 forse pel dimostrato valore quanto per gli ostaggi che di loro salvezza aveano voluto (1). Agli abitanti di Scutari, venuti a Venezia, furono date pensioni, impieghi e la terra di Gradisca dividendone il terreno arativo in cencinquanta parti fra loro. Il proveditore da Lezze fu dapprima creato cavaliere, ma poi sull’accusa di alcuni Scutarini che provarono essere state in questa città ancora munizioni e vettovaglie per quattro mesi, mentr’ egli scriveva che non la si poteva più sostenere, fu dal Consiglio, de’ Dieci confinato per un anno nella camera dell’armamento e poi per altri dieci in Capo d’ Istria e privo in perpetuo dei Consigli (2). Le altre terre furono parimente a tenor del trattato consegnate, i prigioni d’ambe le parti liberati, e il 25 aprile fu pubblicata in Venezia la pace che poneva alfin termine ad una disastrosa guerra dalla Repubblica per ben sedici anni con maravigliosa costanza sostenuta. Succeduto poco dopo Bajezid al padre Mohammed e ricominciando le molestie turche in Dalmazia, la Repubblica mandò a Costantinopoli Antonio Vetturi, il quale seppe ottenere la conferma della pace il 12 gennaio 1482 (3) ; il Sultano a richiesta della Repubblica le cedette poi nel 1484 Zante per cinquecento ducati l’anno, ma ritenne Cefalonia (4). Di questa pace furono non poco censurati i Veneziani ; ma considerate le operazioni di questi nel corso di tanti anni, le continue domande di assistenza ai principi cristiani, considerati gli eccitamenti continui ad una lega generale, pronta, vigorosa, non ricevendone in cambio se non (1) Barletius de expugnatione Scodrensi, L. Ili, Sabellico dee. III. (2) Malip. p. 122. (3) Comm. XVI, p. 170. Il trattato vi si legge in greco ed in veneziano. (4) Ib. p. 174, 22 apr. 1381, trattatore Giovanni Dario.