172 dalle cere la notte abbarbagliava la vista ; la botteghetta del tappezziere a s. Provolo messa ad elegante boudoir e fino quella del calzolaio a piè del ponte di Canonica, adorna semplicemente sì, ma non senza qualche eleganza, coi soli arnesi e la materia dell’arte: queste e altre molte che lungo sarebbe 1’enumerare davano in pari tempo un alta idea del traffico, come del buon gusto degli artieri della nostra Città. Bellissima era in ¡specie a vedersi, tutta quanto è lunga la calle delle Bascie più volte notata alla varietà e quantità dei paramenti. A questo s’aggiunga e il torrente di popolo, e lo sfarzo e lo splendore delle esterne lumiere delle contrade, che tutte ardevan la notte di cere, le orchestre del campo principale e di s. Zaccaria, i razzi che s’ incendiaron la sera: e nessun ingresso si dirà nè più lieto, nè più solenne di questo. Il costume di tali solennità risale a tempi antichi assai, e ricorda le elezioni dei magistrati od altri patrii avvenimenti che in tal modo qui altre volte si contrassegnavano, non tanto per offrire inutili cagioni di feste e tripudii al popolo, quanto per dare un util motivo alla cir-colazion del denaro, ed accender 1’ emulazione delle arti ; costume tanto più profittevole quanto più frequenti n’ erano le occasioni. Nel che si può dire anzi che i Veneziani fossero i primi a