263 Pace fu questa, dettata dalla sola necessità, e al legato papale venuto a Venezia a dimostrare qualche dispiacenza dalla parte del Pontefice, rispondeva il Senato : (1) aver più e più volte mostrato e colle parole e colle disposizioni date quanto gli fosse stato a cuore di salvare Costantinopoli ; che sopravvenuto però il lacrimevole caso della perdita di questa città, rimasti captivi quaranta de’ propri nobili e buon numero di cittadini e mercatanti veneziani, e cretensi ed altri sudditi ; trovandosi esposti all’ ira nemica tante città, tanti luoghi della Grecia e del Levante, perduti i quali la ferocia ottomana sarebbe senza dubbio passata ad assalire la stessa Italia, con massimo pericolo del nome cristiano, era stata costretta la Repubblica ad inviare il Marcello per ottenere la liberazione de’ prigionieri, e per comporre le cose in modo che il nemico non passasse più oltre. Ben giudicarsi necessario che Sua Santità non intermetta uffizio alcuno a pacificare i principi cristiani, ad unirli tutti in generale e forte lega contro il comune nemico, lo che facendosi, i Veneziani certo non mancherebbero dell’ opera loro, e sarebbero trovati sempre pronti a quanto potesse conferire a vantaggio e comodo della cristiana religione. Accettò la Repubblica sotto alla sua protezione le isole di Sciro, Schiato e Scopulo, giustificandosene col Sultano, col dire ciò essere avvenuto durante la guerra, ed ora pei patti della pace dover esse rimanerle (2). Ebbero i Genovesi di Galata altresì ampli privilegi (3), e benché le loro mura venissero demolite, conservarono per qualche tempo ancora un vivo commercio nel Mar Nero, ove possedevano tuttavia Caffa. La supremazia veneziana invece in quei mari cessò e ne venne grande scemamento alla prosperità nazio- (1) Secreta 18 luglio 1453, p. 205. (2) 27 Giugno Secr. XX, p. 21, t.° (3) Il diploma leggesi in Hammer IV, p, 670, ediz. it. 4$