211 bino; e le truppe veneziane, sostenute anche da quelle di Guglielmo di Monferrato e comandate da Michele Atten-dolo da Cotignola, andarono ad assalire le truppe del duca accampate intorno a Cremona. Francesco Piccinino figlio del famoso Nicolò dovette ritirarsi ; il Cotignola il seguì, e scoperto un guado che conduceva ad un’ isola del fiume Po, ove il Piccinino erasi ridotto, lo sorprese il 28 settembre 1446 e mise tanto terrore nelle sue truppe, che tutti si diedero a precipitosa fuga, primo anzi lo stesso Piccinino. Grandi feste si fecero per così segnalata vittoria in Venezia e per tutte le terre della Repubblica (1). Tornava allora Filippo alle solite arti delle proposizioni di pace, ma intanto Attendolo continuava il corso delle sue vittorie, ricuperava Soncino, Caravaggio e tutte le castella del Cremonese, passava il fiume Adda, rompeva di nuovo il 6 novembre le genti del duca, e correva perfino sul territorio di questo. Il duca volgevasi allora per soccorsi al papa e al re Alfonso, volgevasi allo stesso suo genero Francesco Sforza tanto da lui perseguitato, volgevasi perfino al re di Francia offerendosi di restituire al duca d’ Orleans la città d’Asti. I secreti maneggi di lui intanto con Francesco Sforza, cui inviava messi e lettere, non potevano sfuggire alla vigilanza della Repubblica che mandò Pasquale Malipiero a quel capitano per tentare di tenerlo fermo nell’alleanza (2). Ma il Malipiero bene avvedendosi come egli già avea abbracciato il partito del duca, scrisse prontamente al capitano generale l’Attendolo, informandolo del tradimento, tenesse buona guardia, cercasse di torre intanto al Conte, Cremona (3). Il tentativo non riuscì, bensì potè l’Attendolo (1) Secr. XVII, p. 62 t. (2) 19 Feb. 1447, Secreta XVII, 107. (3) 20 Febbraio Secreta,