51 il palazzo comunale (1) lo fece ricostruire a spese proprie più bello e più maestoso di prima. Gli statuti confermati, poi riformati nel 1420 secondo i nuovi bisogni, si aggiravano, come tutti gli altri, oltre che sugli oggetti delle magistrature e dell’amministrazione della giustizia, su tutte quelle parti che si riferivano alla sicurezza e salute pubblica, alle varie arti, alle cose agricole ed altre infinite disposizioni di polizia. Le gravezze essendo ovunque moderate (2), nei casi di bisogno ricorreva la Repubblica alla domanda di prestiti, di doni, od anche a tasse ; le leve erano piuttosto volontarie mediante ingaggio, che forzate; in generale grande cura si mostrava della giustizia, e ciò faceva che i popoli fossero contenti del governo e 1’ amassero ; solo i nobili sopportavano mal volentieri il loro grado subalterno. Tuttavia la Repubblica, rispetto a Padova, non si teneva ancora ben sicura specialmente dal di fuori, e la presenza- degli altri due figli del Carrara, Marsilio ed Ubertino a Camerino non la lasciava senza sospetti. Tentò quindi il 17 febbraio 1406 di trattare col signore di quella città affinchè consentisse a mandarli in luogo non sospetto, promettendo di passar loro l’assegnamento di duemila ducati l’anno finché vivessero.^ Ma non avendo ciò potuto ottenere, impose una taglia sulle loro teste (3) come fece altresì relativamente ai due Scaligeri, Brunoro ed Antonio ; poi diede opera a distruggere in Padova quanto per esteriori segni ricordar potesse il dominio carrarese (4). Furono allontanati (1) Fu grave perdita specialmente per gli archivi in esso custoditi. (2) Cum aecuritas, diffensio et fortitudo status uri in terris et locis n~rìs principaliter consistant in providencio taliter q. ìiabeamux cor et amorern civium et subditor. n~ror. si abolisce un aumento di dazio sul vino padovano che avea dato motivo di scontentezza al popolo. Misti Senato 21 febbraio lllO^ll M. V. p. 203. ^3) Secreta Senato III, 42, 49 e Cons. X, t. Vili, 125 t. (4) Misti Cons. X, t. Vili, 125 t.°