479 Intorno al quale accrescimento del numero degl’ impieghi, così ragiona il Muazzo nella sua Storia del governo antico e moderno della Repubblica, opera pregevolissima e tuttora inedita (1). « Io non posso uscire da questo capo senza qualche riflesso al numero grande di magistrati de’ quali abbonda la nostra Repubblica. Pare che abbino li nostri maggiori tolto in questa parte l’esempio di quella di Athene nella quale si legge gran copia di offizi, là dove Roma in pochi magistrati restringeva di quell’ ampio impero il governo. A primo aspetto sembrerà dannosa questa mol-tiplicità di cariche come causa di confusione e di ritardo a’ pubblici negozii. Ma fatto maturo esame si conoscerà che essa è uno de’ principali legami che tiene unita l’interna tranquillità. L’ autorità divisa in molti assicura dalle violenze il privato e da’ pericoli il pubblico. S’ impiegano molti soggetti che partecipando al governo vivono contenti e senza ozio. Possono con nuove elezioni consolarsi le ripulsa Molte cariche lucrose a molti suggeriscono i mezzi per il sostenimento delle famiglie. Alcuni magistrati servono ancora per erudir la gioventù nei pubblici negozi, affinchè poi non entrino nei maggiori impieghi affatto inetti. Questi sono i benefìzi che si traggono nella nostra Repubblica dal molto numero dei magistrati, e se alcun incomodo da loro sorge alle cose pubbliche o per il ritardo de’ negozii o per le competenze o per altre ragioni, deve considerarsi che essendo il mondo una mistura di bene e di male, quel composto anche nelle cose civili dovrà riputarsi perfetto nel quale se non si trovano tutt’ i gradi della bontà, vi si numerano i più. » Qualunque siasi il giudizio che taluno possa fare di que-te ragioni del Muazzo, è certo che buon numero dei provvedimenti anche di questo secolo riguardavano la giustizia. (1) Alla Marciana.