Capitolo Quinto. Filippo manca alle condizioni della pace e riprende le ostilità. — Freddezza del Carmagnola. — Il Senato invano lo sollecita a vigorose e decisive operazioni. — Mali umori tra esso e il Senato e lettera del doge. — Battaglia di Macalò o di Maclodio. — Il Carmagnola torna alle sue lentezze. — Pratiche di pace. — Messi del Visconte al campo. — Il Carmagnola domanda di recarsi ai bagni e suo pomposo ricevimento a Venezia. — Pace del 1428. — Acquisto di Bergamo. — Rivoluzione di Bologna. — Questa città si volge per soccorso a Venezia che si rifiuta d’immischiarsi. — Torna all’ obbedienza del papa. — Nuove querele tra il Visconti e la Repubblica. — Il Carmagnola rieletto capitano generale con ampie condizioni. — La guerra dei Fiorentini contro Lucca aggiunge nuove complicazioni. — Contegno ambiguo del Carmagnola e sue continuate relazioni con Filippo. — Il Senato propone di offrirgli Milano quando riuscisse a cacciare il Visconti. — La guerra è dichiarata. L animo variabile del duca poco stette a pentirsi delle fatte concessioni, e i nobili milanesi stessi, stimandosi per esse troppo umiliati, offrivano nuovi sussidii a ricominciare la guerra, solo chiedendo alcune libertà ; alle proposte dei quali, Filippo rispose ambiguamente, ma afferrò l’occasione di ritornare ai pensieri di guerra. Rifiutò quindi consegnare a Nicolò Contarmi e Paolo Tron le fortezze che si era impegnato di cedere, ed era il 5 febbraio 1427 quando la Repubblica, vedendo per la mala fede del duca prossima a scoppiare di nuovo la guerra, richiamava a Venezia il Carmagnola per discuterne il piano (1) ed il 24 marzo vi si accoglieva splendidamente anche la contessa sua moglie (2). Le ostilità cominciarono dalla parte del Visconti le cui genti presero il castello di Torricelle nel Parmegiano, cor- (1) Secr. X, 17, t. (2) Cron. DCCXCIV, cl. VII ital., alla Marc.