436 cesco Prinli, il quale arrestò il Rizzo nel suo ritorno e lo mandò a Venezia. Confessati i suoi maneggi, fu per sentenza del Consiglio dei Dieci strangolato, poi portato a seppellire a S. Cristoforo colla più profonda segretezza (1). A ciò si aggiunse che continuando la sovranità sotto nome di Caterina, ma pel fatto nelle mani della Repubblica, la quale del resto raccomandava e invigilava che i Veneziani nell’ isola si conducessero bene verso gl’ indigeni (2), vennero nuovi movimenti dei Turchi a destare nuovi timori. Il 16 febbraio 1487 si decretarono fortificazioni nell’ isola, tenevasi consiglio se a farla meglio rispettare convenisse alzarvi la bandiera di s. Marco (3), raccomandavasi intanto al capitano generale Francesco Priuli di farvi buona guardia, e di ridurre la regina per sua sicurezza a Famagosta con buone provvisioni di armi e di vettovaglie (4). Dappoiché era stato deciso di unire l’isola di Cipro ai 1488. possedimenti veneziani, non sembrava più conveniente di lasciare Caterina in qualità di semplice privata in quelle stesse terre ove era stata fino allora regina. Fu quindi deliberato di mandare il fratello di lei Giorgio a persuaderla a rinunziare e venire a Venezia (5), molto più che giungevano notizie eh’ ella meditasse una fuga (6). Ebbe Giorgio a vincere non poca resistenza, alla fine Caterina cedendo ai voleri della Repubblica, consentì alla dolorosa rinunzia. Il gonfalone di s. Marco veniva con solenne cerimonia innalzato, e la regina dopo commovente commiato da’ suoi sudditi e da quelli che durante tutto il tempo (1) Sanudo M.S., e Cons. X, 13 mag. 1489. (2) 22 agosto 1477, Secr. XXVIII, pag. 38 (manca in Maslatrie). (3) Secr. XXXIII, pag. 56 t.° (4) 18 apr. 1488, pag. 130. (5) Misti Cons. X, 22 ottobre e 3 nov. 1488. (6) Lett. al capitano generale ib. 8 nov.