221 impedivano il commercio, la Repubblica avea dovuto venire ad un trattato coi Milanesi il 24 settembre 1449, invitando però lo Sforza ad aderirvi con vantaggiosissimi patti (1). Per questo trattato, concluso da Andrea Morosini q. Michele e Nicolò Canale pei Veneziani e Arigino Panigarola pei Milanesi, convenivasi che ogni passata ingiuria e molestia fosse dimenticata; vivessero quind’innanzi i due Stati di buon accordo ; Crema e suo territorio e le terre fino all’ Adda fossero della Repubblica ; Lodi e Como col loro territorio tornassero a Milano, compensate allo Sforza le spese da lui sostenute nel farne 1’ acquisto ; restassero ad esso Sforza, Cremona, Pavia, Piacenza e Parma e quanto possedeva oltre Po e Ticino quando fra sei giorni dichiarasse di aderire a questa pace e fra venti giorni facesse poi la consegna delle terre spettanti a Milano ; i sudditi di ciascuna parte si godessero tranquillamente i loro beni ; si restituissero i prigionieri ; insoi’gendo differenze fra il Conte e Milano, fossero rimesse nell’arbitrato della Repubblica (2). Si mostrò il Conte disposto ad approvare i patti, mandò 10 stesso suo fratello Alessandro a trattarne a Venezia, ma tenendo tutfc’ i passi pei quali potevano entrar viveri in Milano, affamava sempre più la città, e spirati i venti giorni dichiarò non voler ratificare la pace, già dai suoi incaricati firmata. I Veneziani allora ricorsero alle armi e le loro truppe sotto il comando di Sigismondo Malatesta tentarono di vettovagliare Milano, ma non vi riuscirono ; 11 Coleoni sperando di aprirsi il passo, valicò 1’ Adda e si avanzò fino a Como, ove si congiunse a Giacomo Piccini) Comm. XIV, 41. (2) Seguono nella stessa data la lega coi Milanesi, la procura della comunità di Milano al Panigarola p. 44 ; la ratifica della pace dagli oratori del Conte, 12 ott. p. 46. .