194 melata incontrava il nemico, dal quale respinto gli conveniva tirarsi verso tramontana, fare un lungo giro e spiccar fuori dalle montagne del Tirolo sulla sponda orientale del lago. Erano a percorrere quaranta buone leghe avanzando sempre del passo i ducali che non avrebbero mancato d’in-seguirlo, e dando addosso alle genti del marchese di Mantova già appostate nelle forre a settentrione del lago. Era la fine di settembre del 1438 ; le nevi già coprivano i monti, i torrenti grossi aumentavano le difficoltà del passaggio ; 1’ esercito era mal provveduto, avendo dovuto pensare a vettovagliare Brescia, stretta dal nemico. Il 24 settembre Gattamelata, molto destramente nascoste le sue mosse ai Viscontei, penetrava con mille cavalli e duemila pedoni alla riva sinistra del Chiese che scorre parallelo al lago di Garda, sempre guadagnando del terreno verso tramontana per la Val Sabbia tra il fiume e il lago. Gli abitatori di questa valle dipendevano dal vescovo di Trento, e assalendo 1’ esercito veneziano al tergo, non poco il molestavano : attendevasi giungessegli addosso lo stesso vescovo colle sue truppe : intanto i torrenti erano straripati, bisognava costruir ponti, appianare strade, eppure 1’ unica salvezza stava nella rapidità delle mosse. E tanta fu la destrezza, tanta 1’ operosità, tanto il buon volere del capitano e dei soldati, che alfine dopo indescrivibili stenti, quel piccolo esercito apertosi il passo, attraverso gl’impedimenti opposti dalla natura e dai nemici insieme, potè sboccare tra la riva orientale del lago di Garda e l’Adige, e dalla piccola Val Caprino penetrare nelle pianure di Verona. Così, sebbene con perdite non lievi, era salvato l’esercito del Gattamelata, ma Brescia restava esposta al nemico che ne strigneva ogni dì più l’assedio. E fu assedio memorabile pel valore e per la costanza de’ suoi difensori, per la fedeltà e 1’ amore dei cittadini al veneziano go-